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quinta-feira, 1 de setembro de 2011

GIUSEPPE UNGARETTI Ci scorderemo di quaggiù, E del mare e del cielo, E del mio sangue rapido alla guerra, Di passi d'ombre memori Entro rossori di mattine nuove. Mattina Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917 M'illumino d'immenso. NATALE Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade Ho tanta stanchezza sulle spalle Lasciatemi così Come una cosa Posata In un Angolo E dimenticata. AGONIA Morire come le allodole assetate sul miraggio O come la quaglia passato il mare nei primi cespugli perchè di volare non ha più voglia Ma non vivere di lamento come un cardellino accecato FRATELLI Di che reggimento siete fratelli? Parola tremante nella notte Foglia appena nata Nell'aria spasimante involontaria rivolta dell'uomo presente alla sua fragilità Fratelli SAN MARTINO DEL CARSO Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro Di tanti che mi corrispondevano non m'è rimasto neppure tanto Ma nel mio cuore nessuna croce manca E' il mio cuore il paese più straziato. VEGLIA Un'intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene d'amore. Non sono mai stato tanto attaccato alla vita. LA MADRE E il cuore quando d'un ultimo battito Avrà fatto cadere il muro d'ombra Per condurmi, Madre, sino al Signore, Come una volta mi darai la mano. In ginocchio, decisa, Sarai una statua davanti all'Eterno, Come già ti vedeva Quando eri ancora in vita. Alzerai tremante le vecchie braccia, Come quando spirasti Dicendo: Mio Dio, eccomi. E solo quando m'avrà perdonato, Ti verrà desiderio di guardarmi. Ricorderai d'avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro. ALLEGRIA DI NAUFRAGHI E subito riprende il viaggio come dopo il naufragio un superstite lupo di mare SOLDATI Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie DOVE LA LUCE Come allodola ondosa Nel vento lieto sui giovani prati, Le braccia ti sanno leggera, vieni. Ci scorderemo di quaggiù, E del male e del cielo, E del mio sangue rapido alla guerra, Di passi d'ombre memori Entro rossori di mattine nuove. Dove non muove foglia più la luce, Sogni e crucci passati ad altre rive, Dov'è posata sera, Vieni ti porterò Alle colline d'oro. L'ora costante, liberi d'età, Nel suo perduto nimbo Sarà nostro lenzuolo. LUCCA Ecco Lucca, calda, crudele, serrata, e verde. Mi sento qui nella carne di ogni persona che incontro. Esamino i connotati come se chi passa portasse via, nei suoi panni, il mio corpo. E' la mia terra, è il mio sangue. Ne ho un tormento e un desiderio come chi si scostasse da un incesto; ma non può dominare la fatalità dei suoi sensi! Queste giornate, in questi luoghi, mi fanno soffrire, e mi coprono di voluttà, e mi tengono limitato come in una bara. Riprenderò la via del mondo. Andrò dove sono forestiero: Dove non è peccato, sacrilegio, essere curiosi di sè nelle cose che godi. Qui finirei col riprendere la zappa, col rimescolarmi ai contadini, col dimenticare le acredini e i miracoli delle lettere, col lodare, al sole l'alto grano d'oro, mentre si falcia, e le cosce delle donne sorprese a fecondarsi di te in una gran perdizione di sguardi e di morsi bestiali; e non sai più se è una pesca o labbra quella forma che hai divorato, se non fosse l'odor forte della donna; e poi al sole che ti dà un abbandono, un abbandono così esteso, che accogli il sonno come una pace vera di morte. TUTTO HO PERDUTO Tutto ho perduto dell'infanzia E non potrò mai più Smemorarmi in un grido. L'infanzia ho sotterrato Nel fondo delle notti E ora, spada invisibile, Mi separa da tutto. Di me rammento che esultavo amandoti, Ed eccomi perduto In infinito delle notti. Disperazione che incessante aumenta La vita non mi è più, Arrestata in fondo alla gola, Che una roccia di gridi. STELLE Tornano in alto ad ardere le favole. Cadranno colle foglie al primo vento. Ma venga un altro soffio, Ritornerà scintillamento nuovo. SILENZIO Conosco una città che ogni giorno s'empie di sole e tutto è rapito in quel momento Me ne sono andato una sera Nel cuore durava il limio delle cicale Dal bastimento verniciato di bianco ho visto la mia città sparire lasciando un poco un abbraccio di lumi nell'aria torbida sospesi NOSTALGIA Quando la notte è a svanire poco prima di primavera e di rado qualcuno passa Su Parigi s'addensa un oscuro colore di pianto In un canto di ponte comtemplo l'illimitato silenzio di una ragazza tenue Le nostre malattie si fondono E come portati via si rimane STASERA Balaustrata di brezza per appoggiare stasera la mia malinconia C'ERA UNA VOLTA Bosco Cappuccio ha un declivio di velluto verde come una dolce poltrona Appisolarmi là solo in un caffè remoto con una luce fievole come questa di questa luna. SENTIMENTO DEL TEMPO E per la luce giusta, Cadendo solo un'ombra viola Sopra il giogo meno alto, La lontananza aperta alla misura, Ogni mio palpito, come usa il cuore, Ma ora l'ascolto, T'affretta, tempo, a pormi sulle labbra Le tue labbra ultime. GIORNO PER GIORNO "Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto..." E il volto già scomparso Ma gli occhi ancora vivi Dal guanciale volgeva alla finestra, E riempivano passeri la stanza Verso le briciole dal babbo sparse Per distrarre il suo bibmo... 2. Or apotrò baciare solo in sogno Le fiduciose mani... E discorro, lavoro, Sono appena mutato, temo, fumo... Come si può ch'io regga a tanta notte?... 3. Mi porteranno gli anni Chissà quali altri orrori, Ma ti sentivo accanto, M'avresti consolato... 4. Mai, non saprete mai come m'illumina L'ombra che mi si pone a lato, timida, Quando non spero più... 7. In cielo cerco il tuo felice volto, Ed i miei occhi in me null'altro vedano Quando anch'essi vorrà chiudere Iddio... 8. E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto!... 10. Sono tornato ai colli, ai pini amati E del ritmo dell'aria il patrio accento Che non riudrò con te, Mi spezza ad ogni soffio.. 11. Passa la rondine e con essa estate, E anch'io, mi dico, passerò... Ma resti dell'amore che mi strazia Non solo segno un breve appannamento Se dall'inferno arrivo a qualche quiete... 12. Sotto la scure il disilluso ramo Cadendo si lamenta appena, meno Che non la foglia al tocco della brezza... E fu la furia che abbattè la tenera Forma e la premurosa Carità d'una voce mi consuma... 13. Non più furori reca a me l'estate, Nè primavera i suoi presentimenti; Puoi declinare, autunno, Con le tue stolte glorie: Per uno spoglio desiderio, inverno Distende la stagione più clemente!... 15. Rievocherò senza rimorso sempre Un'incantevole agonia di sensi? Ascolta, cieco: "Un'anima è partita Dal comune castigo ancora illesa..." Mi abbatterà meno di non più udire I gridi vivi della sua purezza Che di sentire quasi estinto in me Il fremito pauroso della colpa? 17. Fa dolce e forse qui vicino passi Dicendo: "Questo sole e tanto spazio ti calmino. Nel puro vento udire Puoi il tempo camminare e la mia voce. Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso Lo slancio muto della tua speranza. Sono per te l'aurora e intatto giorno" Dopo tanta nebbia, ad una ad una si svelano le stelle. Giuseppe Ungaretti

GIUSEPPE   UNGARETTI






Ci scorderemo di quaggiù,


E del mare e del cielo,


E del mio sangue rapido alla guerra,


Di passi d'ombre memori


Entro rossori di mattine nuove.

 



 
 
      



Mattina


Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

 

 


M'illumino


 d'immenso.

 
 

 

NATALE

Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza sulle spalle
Lasciatemi così
Come una cosa Posata
In un Angolo
E dimenticata.




AGONIA
 


Morire come le allodole assetate
sul miraggio

O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perchè di volare
non ha più voglia

Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato


FRATELLI
 


Di che reggimento siete
fratelli?

Parola tremante
nella notte

Foglia appena nata

Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli



 

SAN MARTINO DEL CARSO
 

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non m'è rimasto
neppure tanto

Ma nel mio cuore
nessuna croce manca

E' il mio cuore
il paese più straziato.


VEGLIA
 


Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore.
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.



LA MADRE

E il cuore quando d'un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d'ombra
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.


ALLEGRIA DI NAUFRAGHI


 


E subito riprende


il viaggio


come


dopo il naufragio


un superstite


lupo di mare



SOLDATI

Si sta come d'autunno
sugli alberi le foglie



DOVE LA LUCE

Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.

Ci scorderemo di quaggiù,
E del male e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.

Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.

L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo.




LUCCA
 
Ecco Lucca, calda, crudele, serrata, e verde.
Mi sento qui nella carne di ogni persona che incontro.
Esamino i connotati come se chi passa portasse via,
nei suoi panni, il mio corpo. E' la mia terra, è il mio
sangue. Ne ho un tormento e un desiderio come chi
si scostasse da un incesto; ma  non può dominare la
fatalità dei suoi sensi!

Queste giornate, in questi luoghi, mi fanno soffrire,
e mi coprono di voluttà, e mi tengono limitato come in una bara.
Riprenderò la via del mondo. Andrò dove sono forestiero:
Dove non è peccato, sacrilegio, essere curiosi
di sè nelle cose che godi.

Qui finirei col riprendere la zappa, col rimescolarmi
ai contadini, col dimenticare le acredini e i miracoli
delle lettere, col lodare, al sole l'alto grano d'oro,
mentre si falcia, e le cosce delle donne sorprese a
fecondarsi di te in una gran perdizione di sguardi e di
morsi bestiali; e non sai più se è una pesca o labbra
quella forma che hai divorato, se non fosse l'odor forte della donna;
e poi al sole che ti dà un abbandono,
un abbandono così esteso, che accogli il sonno come
una pace vera di morte.



TUTTO HO PERDUTO

Tutto ho perduto dell'infanzia
E non potrò mai più
Smemorarmi in un grido.

L'infanzia ho sotterrato
Nel fondo delle notti
E ora, spada invisibile,
Mi separa da tutto.

Di me rammento che esultavo amandoti,
Ed eccomi perduto
In infinito delle notti.

Disperazione che incessante aumenta
La vita non mi è più,
Arrestata in fondo alla gola,
Che una roccia di gridi.



STELLE

Tornano in alto ad ardere le favole.

Cadranno colle foglie al primo vento.

Ma venga un altro soffio,
Ritornerà scintillamento nuovo.




SILENZIO

Conosco una città
che ogni giorno s'empie di sole
e tutto è rapito in quel momento

Me ne sono andato una sera

Nel cuore durava il limio
delle cicale

Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
la mia città sparire
lasciando
un poco
un abbraccio di lumi nell'aria torbida
sospesi


NOSTALGIA

Quando
la notte è a svanire
poco prima di primavera
e di rado
qualcuno passa

Su Parigi s'addensa
un oscuro colore
di pianto

In un canto
di ponte
comtemplo
l'illimitato silenzio
di una ragazza
tenue

Le nostre
malattie
si fondono

E come portati via
si rimane
 



STASERA

Balaustrata di brezza
per appoggiare stasera
la mia malinconia


 

C'ERA UNA VOLTA

Bosco Cappuccio
ha un declivio
di velluto verde
come una dolce
poltrona

Appisolarmi là
solo
in un caffè remoto
con una luce fievole
come questa
di questa luna.
 


SENTIMENTO DEL TEMPO

E per la luce giusta,
Cadendo solo un'ombra viola
Sopra il giogo meno alto,
La lontananza aperta alla misura,
Ogni mio palpito, come usa il cuore,
Ma ora l'ascolto,
T'affretta, tempo, a pormi sulle labbra
Le tue labbra ultime.



GIORNO PER GIORNO


"Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto..."
E il volto già scomparso
Ma gli occhi ancora vivi
Dal guanciale volgeva alla finestra,
E riempivano passeri la stanza
Verso le briciole dal babbo sparse
Per distrarre il suo bibmo...

2.

Or apotrò baciare solo in sogno
Le fiduciose mani...
E discorro, lavoro,
Sono appena mutato, temo, fumo...
Come si può ch'io regga a tanta notte?...

3.

Mi porteranno gli anni
Chissà quali altri orrori,
Ma ti sentivo accanto,
M'avresti consolato...

4.

Mai, non saprete mai come m'illumina
L'ombra che mi si pone a lato, timida,
Quando non spero più...

7.

In cielo cerco il tuo felice volto,
Ed i miei occhi in me null'altro vedano
Quando anch'essi vorrà chiudere Iddio...

8.

E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto!...

10.

Sono tornato ai colli, ai pini amati
E del ritmo dell'aria il patrio accento
Che non riudrò con te,
Mi spezza ad ogni soffio..

11.

Passa la rondine e con essa estate,
E anch'io, mi dico, passerò...
Ma resti dell'amore che mi strazia
Non solo segno un breve appannamento
Se dall'inferno arrivo a qualche quiete...

12.

Sotto la scure il disilluso ramo
Cadendo si lamenta appena, meno
Che non la foglia al tocco della brezza...
E fu la furia che abbattè la tenera
Forma e la premurosa
Carità d'una voce mi consuma...

13.

Non più furori reca a me l'estate,
Nè primavera i suoi presentimenti;
Puoi declinare, autunno,
Con le tue stolte glorie:
Per uno spoglio desiderio, inverno
Distende la stagione più clemente!...

15.

Rievocherò senza rimorso sempre
Un'incantevole agonia di sensi?
Ascolta, cieco: "Un'anima è partita
Dal comune castigo ancora illesa..."

Mi abbatterà meno di non più udire
I gridi vivi della sua purezza
Che di sentire quasi estinto in me
Il fremito pauroso della colpa?

17.

Fa dolce e forse qui vicino passi
Dicendo: "Questo sole e tanto spazio
ti calmino. Nel puro vento udire
Puoi il tempo camminare e la mia voce.
Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso
Lo slancio muto della tua speranza.
Sono per te l'aurora e intatto giorno"
 


Dopo tanta nebbia, ad una ad una si svelano le stelle.





Ci scorderemo di quaggiù,


E del mare e del cielo,


E del mio sangue rapido alla guerra,


Di passi d'ombre memori


Entro rossori di mattine nuove.

 



 
 
      



Mattina


Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

 

 


M'illumino


 d'immenso.

 
 

 

NATALE

Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza sulle spalle
Lasciatemi così
Come una cosa Posata
In un Angolo
E dimenticata.




AGONIA
 


Morire come le allodole assetate
sul miraggio

O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perchè di volare
non ha più voglia

Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato


FRATELLI
 


Di che reggimento siete
fratelli?

Parola tremante
nella notte

Foglia appena nata

Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli



 

SAN MARTINO DEL CARSO
 

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non m'è rimasto
neppure tanto

Ma nel mio cuore
nessuna croce manca

E' il mio cuore
il paese più straziato.


VEGLIA
 


Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore.
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.



LA MADRE

E il cuore quando d'un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d'ombra
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.


ALLEGRIA DI NAUFRAGHI


 


E subito riprende


il viaggio


come


dopo il naufragio


un superstite


lupo di mare



SOLDATI

Si sta come d'autunno
sugli alberi le foglie



DOVE LA LUCE

Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.

Ci scorderemo di quaggiù,
E del male e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.

Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.

L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo.




LUCCA
 
Ecco Lucca, calda, crudele, serrata, e verde.
Mi sento qui nella carne di ogni persona che incontro.
Esamino i connotati come se chi passa portasse via,
nei suoi panni, il mio corpo. E' la mia terra, è il mio
sangue. Ne ho un tormento e un desiderio come chi
si scostasse da un incesto; ma  non può dominare la
fatalità dei suoi sensi!

Queste giornate, in questi luoghi, mi fanno soffrire,
e mi coprono di voluttà, e mi tengono limitato come in una bara.
Riprenderò la via del mondo. Andrò dove sono forestiero:
Dove non è peccato, sacrilegio, essere curiosi
di sè nelle cose che godi.

Qui finirei col riprendere la zappa, col rimescolarmi
ai contadini, col dimenticare le acredini e i miracoli
delle lettere, col lodare, al sole l'alto grano d'oro,
mentre si falcia, e le cosce delle donne sorprese a
fecondarsi di te in una gran perdizione di sguardi e di
morsi bestiali; e non sai più se è una pesca o labbra
quella forma che hai divorato, se non fosse l'odor forte della donna;
e poi al sole che ti dà un abbandono,
un abbandono così esteso, che accogli il sonno come
una pace vera di morte.



TUTTO HO PERDUTO

Tutto ho perduto dell'infanzia
E non potrò mai più
Smemorarmi in un grido.

L'infanzia ho sotterrato
Nel fondo delle notti
E ora, spada invisibile,
Mi separa da tutto.

Di me rammento che esultavo amandoti,
Ed eccomi perduto
In infinito delle notti.

Disperazione che incessante aumenta
La vita non mi è più,
Arrestata in fondo alla gola,
Che una roccia di gridi.



STELLE

Tornano in alto ad ardere le favole.

Cadranno colle foglie al primo vento.

Ma venga un altro soffio,
Ritornerà scintillamento nuovo.




SILENZIO

Conosco una città
che ogni giorno s'empie di sole
e tutto è rapito in quel momento

Me ne sono andato una sera

Nel cuore durava il limio
delle cicale

Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
la mia città sparire
lasciando
un poco
un abbraccio di lumi nell'aria torbida
sospesi


NOSTALGIA

Quando
la notte è a svanire
poco prima di primavera
e di rado
qualcuno passa

Su Parigi s'addensa
un oscuro colore
di pianto

In un canto
di ponte
comtemplo
l'illimitato silenzio
di una ragazza
tenue

Le nostre
malattie
si fondono

E come portati via
si rimane
 



STASERA

Balaustrata di brezza
per appoggiare stasera
la mia malinconia


 

C'ERA UNA VOLTA

Bosco Cappuccio
ha un declivio
di velluto verde
come una dolce
poltrona

Appisolarmi là
solo
in un caffè remoto
con una luce fievole
come questa
di questa luna.
 


SENTIMENTO DEL TEMPO

E per la luce giusta,
Cadendo solo un'ombra viola
Sopra il giogo meno alto,
La lontananza aperta alla misura,
Ogni mio palpito, come usa il cuore,
Ma ora l'ascolto,
T'affretta, tempo, a pormi sulle labbra
Le tue labbra ultime.



GIORNO PER GIORNO


"Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto..."
E il volto già scomparso
Ma gli occhi ancora vivi
Dal guanciale volgeva alla finestra,
E riempivano passeri la stanza
Verso le briciole dal babbo sparse
Per distrarre il suo bibmo...

2.

Or apotrò baciare solo in sogno
Le fiduciose mani...
E discorro, lavoro,
Sono appena mutato, temo, fumo...
Come si può ch'io regga a tanta notte?...

3.

Mi porteranno gli anni
Chissà quali altri orrori,
Ma ti sentivo accanto,
M'avresti consolato...

4.

Mai, non saprete mai come m'illumina
L'ombra che mi si pone a lato, timida,
Quando non spero più...

7.

In cielo cerco il tuo felice volto,
Ed i miei occhi in me null'altro vedano
Quando anch'essi vorrà chiudere Iddio...

8.

E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto!...

10.

Sono tornato ai colli, ai pini amati
E del ritmo dell'aria il patrio accento
Che non riudrò con te,
Mi spezza ad ogni soffio..

11.

Passa la rondine e con essa estate,
E anch'io, mi dico, passerò...
Ma resti dell'amore che mi strazia
Non solo segno un breve appannamento
Se dall'inferno arrivo a qualche quiete...

12.

Sotto la scure il disilluso ramo
Cadendo si lamenta appena, meno
Che non la foglia al tocco della brezza...
E fu la furia che abbattè la tenera
Forma e la premurosa
Carità d'una voce mi consuma...

13.

Non più furori reca a me l'estate,
Nè primavera i suoi presentimenti;
Puoi declinare, autunno,
Con le tue stolte glorie:
Per uno spoglio desiderio, inverno
Distende la stagione più clemente!...

15.

Rievocherò senza rimorso sempre
Un'incantevole agonia di sensi?
Ascolta, cieco: "Un'anima è partita
Dal comune castigo ancora illesa..."

Mi abbatterà meno di non più udire
I gridi vivi della sua purezza
Che di sentire quasi estinto in me
Il fremito pauroso della colpa?

17.

Fa dolce e forse qui vicino passi
Dicendo: "Questo sole e tanto spazio
ti calmino. Nel puro vento udire
Puoi il tempo camminare e la mia voce.
Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso
Lo slancio muto della tua speranza.
Sono per te l'aurora e intatto giorno"
 


Dopo tanta nebbia, ad una ad una si svelano le stelle.

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